Noi Italiani viviamo di più rispetto alla media europea, ma non meglio; per questo serve una riflessione sugli strumenti con cui affrontare la sfida della non autosufficienza.

Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione in Italia ha una dimensione particolare: l’Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo, con una speranza di vita residua a 65 anni più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media UE (19,1 anni per gli uomini e 22,4 per le donne), però sono meno confortanti i dati relativi agli anni che restano da vivere, in buona salute e/o senza limitazioni funzionali.

La quota degli ultra75enni sul totale della popolazione, attualmente pari al 22,4%, nei prossimi 20 anni supererà il 29% e quella degli over 85 sarà oltre il 5%.  L’indice demografico di dipendenza strutturale, ovvero rapporto tra la popolazione NON Attiva (<15 e >65 anni) e quella Attiva (>15 e <65 anni), supera il 55,5%; quello di dipendenza degli anziani, ovvero tra i > 65 anni e gli altri, è il 34%. Si incrementa anche l’età media della popolazione, che sfiora i 45 anni e la speranza di vita in buona salute alla nascita si attesta a 58,2 anni; quella senza limitazioni funzionali a 65 anni è pari a 13,7 anni per gli uomini e 14,1 per le donne, contro una media UE rispettivamente di 14,4 e 15,8 anni. Sempre a 65 anni la speranza di vita senza limitazioni funzionali è di 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne a fronte di una media europea di 9,4 anni per entrambi i sessi.

Oltre l’11% degli anziani (1,4 milioni di persone), in massima parte ultra75enni, riferisce gravi difficoltà in almeno un’attività quotidiana di cura della persona (attività come lavarsi, vestirsi, etc); quasi il 7% presenta invece gravi difficoltà in tre o più attività, quota che sale al 12% tra gli ultra75enni.

Sinora la risposta data del nostro Paese è stata nettamente inadeguata, sia sotto il profilo quantitativo sia qualitativo, fondata su una concezione obsoleta del sistema di welfare con una frammentazione disorganizzata di interventi e conseguente rischio di inappropriatezza delle prestazioni e dispersione delle risorse (già certamente non abbondanti).

I dati Istat evidenziano un bisogno di assistenza nel 58% degli anziani con gravi difficoltà nelle attività di cura della persona, risolto per oltre il 50% con l’aiuto di una persona del nucleo familiare. Per Loro Il principale presidio è certamente rappresentato dall’indennità di accompagnamento, misura nazionale a carattere monetario, che al 01/01/2017 è pari a 515,43 euro mensili erogata senza condizioni di reddito ed il cui utilizzo da parte dei beneficiari è completamente libero (circostanza che favorisce un uso improprio della misura stessa).

In Italia, una “badante” H24 per le persone NON AUTOSUFFICIENTI, ha un costo mensile minimo che sfiora i 1.400 euro/mese, secondo il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro; è evidente che la “indennità di accompagnamento” non è sufficiente ed i famigliari devono provvedere a coprire i costi!

i dati statistici, esposti in questo testo, sono tratti da un articolo di Laura Crescentini, pubblicato nel maggio 2018 sul sito www.ilpuntopensionielavoro.it che potete vedere cliccando sul bottone sottostante